venerdì 6 agosto 2010

COVER BOY









La storia di Zagor in edicola in questi mesi, mi permette di dire qualcosa a proposito di ciò che mi capita di leggere qua e là sui forum dedicati all'eroe di Darkwood. Va detto, a beneficio di quelli che non sono appassionati di lunga data dello Spirito con la Scure, che per gli aficionados zagoriani della vecchia guardia (tra i quali mi iscrivo anch'io) Gallieno Ferri è un dio e non è concepibile altro copertinista all'infuori di lui. L'universo grafico che ruota attorno al simbolo dell'aquila nel cerchio giallo è stato plasmato da Ferri e chiunque sia giunto dopo ha dovuto e deve fare i conti con chi ha tracciato la via, perché è sul rispetto dell'ortodossia che verrà giudicato. Il campionario di pose, espressioni, movimenti, scenari, è stato dettato da un maestro che non si discute e chi è cresciuto sognando con le storie ferriane è perfettamente in grado di capirmi. Il talento di Gallieno come copertinista, poi, è indiscutibile. Pochi autori, secondo me, si sono dimostrati altrettanto in grado di cogliere la cover giusta come da cinquant'anni riesce a fare lui con Zagor (senza dimenticare il suo contributo a Mister No). Alle circa seicento copertine degli albi giganti (serie regolare, speciali, Cico, Maxi, almanacchi) si devono aggiungere quelle delle oltre duecento strisce, altrettanto belle se non di più. Quindi, i lettori partono dal presupposto che Ferri sia un nume, e che ogni intervento redazionale sui suoi disegni sia un sacrilegio. Non solo: se c'è qualcosa in una copertina che non convince, non è da addebitarsi al maestro ma alla redazione, e dunque a me. Su un forum, un amico lettore (a cui ho già risposto con la massima cordialità) ha di recente scritto qualcosa che mi sembra di poter citare a testimonianza di un modo di pensare (e di recriminare) diffuso presso alcuni.


Ecco che cosa mi si dice: "Ci sono state qui sul forum alcune osservazioni sulle copertine di Ferri ricopiate da altri autori e anche sui ritocchi che spesso rendono le pose di Zagor in cover piuttosto innaturali. Nel primo caso, in diversi si sono chiesti se non sia negativo proporre al maestro la reiterpretazione di disegni altrui, che spesso finiscono col generare paragoni, ma che, soprattutto, danno ai lettori affezionati una sensazione di dejà vu. Nel secondo caso, sarebbe simpatico capire perchè certi disegni vengono così pesantemente ritoccati. Nella cover de Lo specchio nero, albo in uscita il mese venturo, si possono ipotizzare dei rimaneggiamenti pesanti, visto il risultato finale e viene la curiosità di vedere come fosse impostata originariamente la copertina...insomma, se possibile ti chiedo di postare qualche esempio di cover ritoccata per vedere com'erano state pensate da Ferri".



Spiego subito che cosa intende il forumista quando accenna a "copertine ricopiate". Si tratta di alcune (pochissime) recenti cover in cui Ferri si è ispirato a disegni (di Zagor) fatti da altri autori dello staff in occasione di incontri con il pubblico o addirittura privatamente per degli ammiratori. Uno di questi è il disegno di Paolo Bisi che vedete qua accanto, usato come spunto per "Il ritorno di Digging Bill".

In pratica, secondo questa linea di pensiero, se Ferri prende spunto da un disegno (di Zagor) preesistente, questo lederebbe la sua immagine di motore immobile aristotelico, che ispira gli altri ma non può essere ispirato da nessuno (appunto come un Dio, che crea dal nulla).

Altri lettori sono arrivati a sostenere che dev'essere stata la redazione (nella mia persona) ad aver imposto al copertinista ciò che doveva disegnare, perché altrimenti, se lasciato libero, Ferri non l'avrebbe mai fatto. Altri ancora (sempre pochi, ma bisogna pur inventariarli) si sono chiesti com'è possibile che sperassimo di farla franca, cioè che loro non si accorgessero che, per esempio, la copertina de "Il ritorno di Digging Bill" è simile a un disegno fatto dallo zagoriano Bisi in occasione di una fiera.


Davvero non capisco il problema. Il "vero" problema è trovare copertine efficaci, che facciano vendere in edicola, che attirino i lettori. Se Bisi o Piccinelli o Laurenti o non so chi, sono in grado di dare il loro contributo di idee alla squadra di cui fanno parte, ben vengano. Perché un'idea di Bisi non dovrebbe essere sfruttata, se serve alla causa? Ferri la fa sua e la reinterpreta, così come Bisi ha fatto suo e ha reinterpretato i personaggi di Ferri. Se Bisi disegna Digging Bill non si rifà forse a Ferri? E Ferri non può rifarsi a Bisi? Perchè, se tutti lavoriamo al bene comune? Ma c'è di più. Ci sono mille esempi di copertine ispirate da vignette interne all'albo a cui si riferiscono. Si può facilmente verificare che, per esempio, "Alba tragica" ripropone semplicemente la scena che c'è nella seconda tavola dell'albo (la vedete sotto).


Si potrebbe dire lo stesso della copertina di Tex "Il solitario del West" e di chissà quante altre. Ecco allora il parodosso: se una copertina si ispira a una vignetta interna che tutti i lettori possibi vedere, va bene e non sa di deja vu. Se si ispira a un disegno fatto per una mostra o per un amico, tirato in poche decine di copie o fotocopiato per pochi intimi, allora sa di deja vu. Perché questo assurdo? Non saprei dirlo. Ripeto: l'importante è che la copertina sia bella e che Ferri abbia deciso di interpretarla facendola propria, convinto che sia la migliore possibile. Peraltro, non sono io che decido le copertine. Anzi, le copertine sono una delle cose su cui ho minor potere di controllo. Non sono io ad approvare neppure la colorazione o la grafica del titolo. Mi limito a partecipare a una riunione in cui Sergio Bonelli e Gallieno Ferri, messi di fronte a varie proposte che io cerco di selezionare, accettano (e talvolta non accettano) uno fra i vari miei suggerimenti e concordano sul fatto che sia quella la scelta migliore. Di fronte al disegno di Bisi con Digging Bill, i due hanno semplicemente detto, com'è logico, che era un ottimo spunto da sfruttare, ed è stato sfruttato così come in altre occasioni sono state sfruttate invece vignette interne degli albi.


Riguardo ai presunti ritocchi o alle pose innaturali, non posso far altro che replicare garantendo che la cover di settembre è esattamente come Ferri l'ha disegnata. Immagino che l'effetto di rimaneggiamento o di "fotoinserimento" derivi dal fatto che la scena sullo sfondo non sembra avere niente a che fare con la posa di Zagor, ma è un effetto voluto. Sergio ha chiesto a Ferri una cover come "Tigre!" o "Vudu!", cioè con Zagor che sembra avere una "visione" di qualcosa che capita altrove. Infatti, ciò che capita nella copertina non ha un riscontro puntuale nell'albo, Zagor non entra fisicamente in un antico sepolcro, ma "vede" quella scena evocata da un racconto che gli viene fatto, come se fosse un "flashback" in copertina.



Le pose "innaturali", se ci sono (e se sono davvero innaturali), le sceglie Ferri. Si può ben capire perché: dopo mille cover, trovare posizioni che non siano "già viste" è un problema e qualche volta il tentativo di studiarne di nuove porta a esasperarne alcune. Ma non sono i grafici a distorcere quel che Ferri ha fatto diritto, è così ovvio che mi sembra strano doverlo dire. Va detto che lo stile di Gallieno varia con il passare del tempo, nessun disegnatore a ottanta anni disegna come a venti! E già clamoroso che Ferri disegni così bene e sia ancora il grande copertinista che è, a ottantun anni compiuti.