sabato 28 agosto 2010

SO MANY BOOKS

Sono rientrato da una settimana di vacanze all'estero con una paginetta di appunti su vari argomenti di cui trattare su questo blog nei prossimi giorni, settimane o mesi. Ieri, però, non avendo il tempo di scrivere di più, mi sono limitato a un post di una decina di righe, con un testo buttato giù giusto per far capire che ero tornato e invogliare chi si fosse allontanato a controllare gli aggiornamenti previsti per i dì a venire. Ho scritto perciò un rapido pensiero, intitolato "The final countdown" , in cui mi limitavo a fare il conto di quanti libri avrò letto quando farò il bilancio della mia vita steso sul letto di morte (se avrò in sorte di morire novantenne con la testa appoggiata su un cuscino).
Il prevedibile totale, ottenuto moltiplicando ottanta anni di letture per cento libri l'anno, è di ottomila titoli. Essendo già nel mezzo del cammin di nostra vita, posso ipotizzare di averne dunque letti quattromila e di averne altrettanti da leggere. Da qui l'urgenza di scegliere bene i titoli, perché insomma bisogna pur chiedersi se sia meglio trascurare Balzac o Federico Moccia, o se Faletti possa sostituire Stephen King. Sarebbe interessante discutere anche delle scelte che si impongono, ma per il momento limitiamoci a parlare del numero di libri che si leggono in una vita, in un anno o in un mese. La quantità che ho indicato riportando la mia esperienza è di due libri a settimana.
So little time, so many books: così poco tempo, così tanti libri.
Adriano Sofri, una volta, in un suo articolo, aveva contato quanti cani un uomo può avere nella sua vita (sostituendo con un cucciolo nuovo il precedente appena morto) ed era arrivato alla conclusione di stare accudendo, all'epoca, il suo penultimo cane.
L'argomento, con mia grande sorpresa, ha suscitato diversi commenti.
Un amico mi ha risposto: "Ho fatto un po' di calcoli molto sommari. Calcolando un libro in media di 400 pagine dove si impiegano due minuti per pagina ci vogliono 13 ore e mezzo per leggerlo interamente. Due libri sono quasi 27 ore alla settimana, cioè quasi quattro ore al giorno di lettura.Considerando la giornata di 24 ore, un minimo di 5 per dormire, almeno di 10 di lavoro fra redazione e ideazione/scrittura di fumetti... non vedo come sia possibile leggere tanto. Non consideriamo poi un minimo di vita sociale, mangiare e altre funzioni vitali...".
Un altro, Pierangelo, scrive: "Complimenti, però deve spiegarmi il suo trucco: io tra la mia ragazza che richiede continue attenzioni, gli studi, mi fermo alla miserrima cifra di due libri al mese (e dopo aver letto il suo post me ne vergogno un po'!), e di passione per la lettura ne ho comunque tanta... quindi: per favore, mi sveli il suo segreto!".
Confesso che anch'io vorrei tanto conoscere il segreto di tanti altri straordinari lettori di mia conoscenza. Mauro Boselli, per esempio, riesce a leggere un libro ogni sera, e in lingua originale se sono in inglese, francese o spagnolo. Luca Crovi, un mio collega in Bonelli che si occupa degli Almanacchi, è un critico letterario esperto in letteratura gialla e conduce un programma su Radio Due: legge praticamente tutti i gialli che escono in Italia e molti di quelli che escono all'estero. Conosco Giuseppe Lippi, direttore di Urania, che sembra aver letto tutta la fantascienza del mondo. Ascoltando Loredana Lipperini su Radio Tre, nel suo programma dedicato ai libri ("Fahrenheit"), sembra che lei legga tutto ciò che s pubblica, e la stessa impressione ho ascoltando, per esempio, Daria Bignardi.
Dunque, di fronte a questi mostri divoratori di libri, che cosa sono mai i miei otto/nove libri al mese? In generale, ho sempre l'impressione che i miei colleghi leggano molto più di me. Per fortuna, non c'è una gara.
Però, ci sono alcune cose da dire. Leggere è un piacere e dunque ognuno deve farlo come, quando e quanto gli piace. I famosi dieci diritti del lettore elencati da Daniel Pennac nel suo saggio "Come un romanzo" stabiliscono fra l'altro che è lecito non leggere, saltare le pagine, non finire il libro, spizzicare, e fruire di qualunque cosa (anche di Moccia, dunque).
Nessuno può obbligare me o voi a leggere più di quello che ci riesce o di cui abbiamo voglia, neppure l'invidia verso chi legge più di noi. Io, però, oltre ai diritti che hanno tutti, ho dei doveri che molti non hanno. Sono obblighi dettati dalla deontologia professionale: quello di documentarmi, quello di informarmi, quello di confrontarmi con gli altri scrittori, quello di sapere che cosa legge la gente. Il dovere di documentarsi è fondamentale se si scrivono delle storie ambientate in luoghi geograficamente identificabili e in epoche storiche più o meno ben definite. E, aggiungo, più si legge più vengono idee: dunque, anche se non mi piacesse farlo, dovrei leggere ugualmente così come un atleta deve allenarsi anche se non ne ha voglia, in vista di un impegno agonistico. La mia gara è quotidiana, e consiste nello scrivere sceneggiature.
Ciò detto, ci sono, in effetti, dei trucchi per leggere di più. Non vi parlerò delle tecniche di lettura veloce, che vengono insegnate in appositi corsi o spiegate in appositi libri (ne ho sfogliato uno, una volta, ma non sono mai riuscito ad applicarne le regole), tuttavia è chiaro che più si legge più ci si allena a leggere velocemente. Tutto si fa più velocemente se si è abituati. Io riesco a scrivere una pagina in un decimo del tempo che impiegherebbe, per esempio, il mio figlio quindicenne: lui però è velocissimo con i videogiochi. Chi legge poco, legge piano. Io scorro con gli occhi sulle righe e afferro al volo i concetti: non è che sono più intelligente, sono più allenato.
Anni fa, tornando a Firenze da Milano, comprai in stazione il bel romanzo di fabtascienza "Garibaldi a Gettysburg", di Pierfrancesco Prosperi (in passato, sceneggiatore di Martin Mystére). Iniziai a leggerlo, ne rimasi affascinato, chiusi l'ultima pagina dopo tre ore di viaggio, quando già stavamo per arrivare a Santa Maria Novella. C'era una ragazza accanto a me, che vedendomi rimettere il libro nella borsa mi chiese: "Mi scusi, ma davvero l'ha letto tutto?". Sì, effettivamente l'avevo letto tutto e avrei saputo fargliene il riassunto. Ma è soltanto questione di allenamento. E' chiaro che, comunque, bisogna trovare un po' di spazio da dedicare alla lettura: se qualcuno sceglie di trascorrere l'intera serata chattando su Facebook o giocando alla playstation, non può lamentarsi di "non avere tempo per leggere".
Questo mi porta a spiegare il secondo trucco: portarsi sempre un libro dietro per leggere dovunque. Se voi avete un libro con voi, potete non solo leggere in treno, ma approfittare della coda alla Posta o dal dottore. Io leggo in metropolitana e in autobus nel tragitto fra casa e l'ufficio. Potrà sembrare incredibile, ma venti minuti all'andata e venti al ritorno, moltiplicati per i giorni di lavoro fanno un sacco di tempo da dedicare alla lettura. Il terzo trucco è leggere più libri contemporaneamente. Il libro da portarsi dietro dovrà essere un'edizione tascabile, a casa sul comodino verranno invece appoggiati i libri cartonati più pesanti. Io tengo un libro anche in bagno, ovviamente, e lo scelgo con capitoletti brevi. In questo momento sto leggendo, con grande ritardo rispetto alla data di uscita, "La bustina di minerva" di Umberto Eco. Dunque, sommando il libro da passeggio, il libro da comodino e il libro da bagno già siamo a tre titoli che si possono seguire in contemporanea. Personalmente, ne aggiungo altri perché ogni sera leggo magari alcuni capitoli di due libri diversi (uno per piacere, uno per dovere) oppure li leggo a giorni alterni. Se poi compro un libro appena uscito che mi piace troppo per aspettare a leggerlo, interrompo tutte le altre letture e do la precedenza a quello.
Quarto trucco: gli audiolibri. E' strano come siano sottovalutati. Io guido ogni settimana tra Milano e la Toscana e viceversa, e poi mi sposto spessi fra la Versilia e Firenze. Diciamo che trascorro circa dieci ore alla guida ogni sette giorni. Regolarmente inserisco il mio bravo CD nel lettore o ascolto l'iPod in cui o gli stessi autori o dei bravi attori mi leggono un romanzo. Di solito, la pagina scritta ci guadagna nell'essere letta da qualcuno che sa recitarla bene. Ho trovato straordinaria la lettura dello stesso Camilleri del suo recente romanzo "Il nipote del negus", ma anche Sandro Veronesi o Andrea Vitali sono ottimi interpreti dei loro testi. In altri casi, degli attori strepitosi danno voce a grandi storie che non perdono niente del loro valore letterario se fruite ascoltando invece che leggendo. Peraltro, se compro un audiolibro, compro quasi sempre anche il corrispondente cartaceo. Infine: non tutti i libri sono di quattrocento pagine. Se è vero che in primavera ho letto le 750 pagine di "Questa creatura delle tenebre" di Harry Thompson (la biografia romanzata di Robert FitzRoy, il comandante del Beagle), di recente ho divorato in mezz'ora il libro-intervista di Sabelli Fioretti a Piergiorgio Odifreddi (130 pagine di domande e risposte), in un'ora l'autobiografia di Bud Spencer (poco di più) e in due ore "Il pretino" di Claudio Nizzi (160 pagine). Tutte letture molto agili. E' chiaro che "L'anima e il suo destino" di Vito Mancuso mi obbliga a più concentrazione e mi occupa più tempo. Naturalmente, oltre a leggere libri leggo anche fumetti. La carta che mi circonda sta cominciando ad assumere una mole spaventosa. Guardo con terrore la tavoletta dell'iPad pensando che un giorno, tutta potrebbe finire concentrata là dentro. Non sarebbe, temo, la stessa cosa.
PS - Due parole sulle foto. La prima mi mostra intento a leggere nell'albergo a Praga di cui è proprietario Giorgio Bonelli, fratello di Sergio. La seconda fa vedere le dimensioni di un bruco (o quel che è) confrontate con i miei occhiali da lettura: la stupefacente bestia strisciava a terra vicino a dove stavo leggendo questa estate sull'Appennino (rappresenta la lentezza della lettura, evidentemente). La terza mi immortala di fronte alla locandina (disegnata da Joevito Nuccio) della manifestazione "Leggere aiuta a crescere", svoltasi nel novembre 2008 a Ragusa.