domenica 30 settembre 2012

CINEMA AL CINEMA 1






La nascita di "Dime Web", il blog tutto bonelliano che raccoglie l'eredità della mitica (per me) rivista  "Dime Press" (non siete assidui frequentatori di queste colonne se non sapete chi che cosa si tratta, ma potete sempre rimediare cliccando qui), ci ha privati di Saverio Ceri e di "Diamo i numeri", che giustamente trasloca nel nuovo spazio in line gestito da lui e da Francesco Manetti, miei antichi sodali e compagni d'avventura.  Dunque, qui su "Freddo cane in questa palude", la rubrica di Saverio viene sostituita (almeno per un po') da "Cinema al cinema". Si tratta di recensioni cinematografiche affidate alla tastiera di Giorgio Giusfredi, un personaggio poliedrico di cui vi ho parlato più volte: cuoco, scrittore, organizzatore di eventi, sosia di "Che" Guevara e da oggi anche critico cinematografico.

CINEMA AL CINEMA
di Giorgio Giusfredi






Il Cavaliere Oscuro - Il ritorno
USA, 2012
Regia di Christopher Nolan
Con Chrustian Bale, Michael Caine, Gary Oldman


Il titolo inglese, The Dark Knight Rises,  è decisamente più significativo di quello italiano. "Rises" come ritorno, ma anche rinascita, redenzione ed è il tema più bello attorno a cui ruota attorno tutta la retorica del film. La via del guerriero sconfitto. La poetica della rinascita nel racconto carcerario che ricorda vagamente quei bei film americani sulle carceri come  “Le Ali Della Libertà”, “Papillon”, “Il Miglio Verde”. Ricorda anche il topos principale dei manga avventurosi o, se si vuole, dei cartoni animati giapponesi, nei quali l’eroe le becca di santa ragione, si arrabbia, si pacifica con il suo spirto e riesce a sconfiggere i cattivi. Anche un altro messaggio, forse, passa dai vari dialoghi che rasentano la filosofia. Un concetto totalitario, estremista che, ovviamente, non mi trova per niente d’accordo, ma è tralasciabile nel complesso. Credo e spero che chiunque veda e ascolti non si lasci influenzare da alcun messaggio politico ideologico. Questo film è un bel film. È il più bello dell’anno. È un film epico. L’efficacia incalzante, il ritmo della narrazione – benché, attenzione, sia un film di gran lunga più parlato che d’azione –, distrae dalle numerose incongruenze. Immagino Nolan proporre il soggetto di questo Batman come se fosse uno per Zagor a Moreno. Le falle che il curatore potrebbe riscontrare sono molteplici:  alla fine della visione si è contenti e sembra quasi che Nolan abbia messo appositamente delle incongruenze per qualche oscuro motivo: poco importa nell’economia emozionale complessiva sostenuta anche da due scene significative e commoventi di un grandissimo Michael Caine.Lo spettacolare taglio visivo di Nolan e la colonna sonora, sistemano ogni magagna. In particolare il ritmo urlato e battuto di Deshi Basara. La trovata musicale e narrativa più geniale. Un tormentone che accompagna tutto il film e che viene gridato dai condannati nel pozzo a chi si deve elevare, metaforicamente e realmente, sopra di loro. La voce di Bane, doppiata da Filippo Timi, la trovo molto più riuscita di quanto letto a proposito fino a oggi.




Bed Time
Spagna, 2012
Regia di Jaume Balaguerò
Con Luis Tosar, Marta Eura, Alberto San Juan

Lo sceneggiatore di questo film è italiano. Si chiama Alberto Marini. Questo fa pensare come mai un’idea del genere non abbia potuto trovare una produzione italiana. Il soggetto vale il film. Un thriller condominiale in cui la tensione c’è sia nella prima parte, più vedo-non vedo, sia nella seconda più esplicita e sanguinosa. Luis Tostar interpreta un inquietante portinaio di nome César. Il condominio potrebbe essere benissimo un palazzo come ce ne sono in tutte la grandi città europee, questo crea empatia. Come la verosimiglianza accettata in cui una persona obbligata per lavoro a essere cordiale è, in realtà, colui che odia tutti e soprattutto quelli felici e cordiali con lui! Il sadismo con cui tortura gli inquilini è fine come quello con cui tortura a parole la vecchia madre inferma in ospedale. E non è niente in confronto a quello che fa a Clara, la giovane ragazza protagonista della vicenda.  


The Expendables 2
USA, 2012
Regia di Simon Wesr
Con Sylvester Stallone, Bruce Willis, Arnold Schwarzenegger

Premetto che sono un fan di Stallone. Mi piace quando fa la stessa espressione storta sia per ridere ironicamente, sia per piangere devastato dal dolore. Dopo il primo film in cui lui stesso rivestiva il ruolo di regista oltre che quello di Barney, il capo dei mercenari, il buon Sly si fa dirigere da Simon West, già responsabile del fantastico Con Air. Statham è il più credibile anche se le sue battute sono quelle tradotte peggio: “io vi dichiaro marito e pugnale” (in inglese moglie = wife è assonante con knife = pugnale). Lui e Stallone fanno il ‘classico’, l’ azione con il tirapugni è puro anni Novanta. Questo film segna il ritorno di un Van Damme in forma nel riuscitissimo ruolo di super cattivo (sarà protagonista di altri due film a breve). Il più malmesso pare Jet Lee: gonfio e bolso, interpreta solo cinque minuti di film, speriamo non sia malato. Tutti si prendono con grottesca ironia che, miscelata con degne scene d’azione creando un genere di commedia di azione autoironica che diverte. Per esempio cito la battuta di Booker (il personaggio interpretato da Chuck Norris):
Barney: Non ti aveva morso un cobra reale?
Booker: Sì, e dopo cinque giorni di dolori strazianti, il cobra è morto!






Bella Addormentata
Italia, 2012
Regia di Marco Bellocchio
Con Toni Servillo, Isabelle Huppert, Alba Rohrwacher




Il film non deve insegnare o fare la morale, deve emozionare. E questo film lo fa. L’alchimia registica di Bellocchio intreccia documenti e fiction e funziona facendo ruotare tre vicende italiane intorno e durante gli ultimi giorni di vita di Eluana Englaro. Gli attori recitano tutti bene un’ottima sceneggiatura, fatta anche di due o tre dialoghi tête-à-tête potenti, lunghi e mai noiosi e, soprattutto, veri. Come alcune scene di un Italia perfettamente dipinta. Mi riferisco soprattutto al delirio del pronto soccorso: la scena iniziale con dottori, malati e accompagnatori è un drammatico ed appassionante affresco della nostra situazione sanitaria. Il film non si arroga il diritto di schierarsi pro o contro, segue i personaggi che lo fanno, anche se il punto di vista del regista alla fine si percepisce eccome. Ma, d’altro canto, come potrebbe non essere così in un’opera artistica?




Chernobyl Diaries
USA, 2012
Regia di Bradley Parkee
Con Jesse McCartney, Jonathan Safowski, Devin Kelley

La prima parte del titolo rievoca già in chi lo legge un brivido. Cosa c’è di più terrificante di un avvelenamento impercettibile, lento e concentrico? Cosa c’è di più ossessivo di presenze inumane segrete? Cosa c’è di più claustrofobico di tunnel sotterranei, bunker e caveau di reattori in cemento armato? Dei giovani in viaggio sulle note di Alright dei Supergrass nell’ormai terrificante est Europa le affronteranno tutte lasciati a piedi misteriosamente dall’unico fero e solido furgone post sovietico: lo uaz. Non ci sono quasi mai scene horror splatter. L’effetto camera mossa – alla “strega di Blair” per intenderci – vuole supplire alle carenze di budget. La scena con più tensione è lenta, non si vede mai bene il cattivo mutante e utilizza il classico espediente narrativo che potrei definire ‘quello del luccio nella Spada Nella Roccia’.