lunedì 21 aprile 2014

LOTTA PER LA VITA



E’ in edicola da qualche settimana l’albo “Lotta per la vita”, Zagor n° 585 (Zenith n° 636), datato aprile 2014. Si tratta della terza e ultima parte di una storia in tre puntate, iniziata in febbraio con lo Zagor n° 583, intitolato “Terra del Fuoco”, e proseguita un marzo con lo Zagor n° 584, intitolato “Oltre i confini del mondo”.I testi sono miei, i disegni di Giuseppe Prisco, le pagine totali 282.

Tavola di Giuseppe Prisco
 Di solito, ogni volta che esce un albo che porta la mia firma ne faccio una presentazione in questo spazio, mentre questa volta ho atteso la conclusione del racconto prima di parlarvene. Il motivo principale è che durante i mesi di febbraio e marzo mi sono dedicato a scrivere una serie di articoli che raccontano le varie tappe di un mio viaggio in Patagonia compiuto tra il 13 e il 30 gennaio 2014. Alcuni di queste cronache hanno riguardato appunto la Terra del Fuoco, vale a dire l’arcipelago in cui sono ambientate le vicende di “Lotta per la vita” e quelle dei capitoli precedenti. Dunque, mostrandovi le foto da me scattate in quella regione è come se avessi in qualche modo commentato la storia dello Spirito con la Scure in edicola in quelle settimane, dato che ho fatto coincidere la mia trasferta con l’arrivo del Re di Darkwood oltre lo Stretto di Magellano.Come ho avuto modo di dire, il bisogno di partire per gli estremi  confini del mondo è nato in me documentandomi per scrivere le avventure di Zagor spedito, da me e da Mauro Boselli in Sud America: è di entrambi, infatti, l’idea di far spostare l’eroe nolittiano dalla sua foresta fin nelle lande più meridionali del pianeta, e di come questa scelta fosse stata non solo approvata da Sergio Bonelli ma anche ispirata dai suoi viaggi, dai suoi fumetti e dalle trasferte zagoriane scritte proprio da lui ho già detto molte volte (e solo chi fosse in malafede potrebbe sostenere che sia trattata di una scelta non in linea con il suo esempio).

Moreno Burattini sul Canale del Beagle, in Terra del Fuoco.

In ogni caso, leggendo libri e racconti ambientati in Patagonia ho capito che era quella, più di ogni altra, la parte del continente sudamericano che volevo visitare, e sono partito assecondando l’istinto. E’, in qualche modo, la perfetta metafora di quel che mi auguro accada a chiunque legga le avventure che io e altri abbiamo sceneggiato durante la trasferta dello Spirito con la Scure in viaggio verso l’Antartide: leggere fa venire voglia di uscire dai nostri ristretti spazi domestici e quotidiani e volare altrove, se non nei fatti, almeno con la fantasia.

Ho già accennato anche a un esperimento didattico condotto in una scuola di Roma, dove i giovani allievi di una intraprendente insegnante stanno segue il viaggio di Zagor usando le nostre storie come atlante storico e geografico, ma anche come “romanzi” da recensire e commentare: ebbene, l’esperimento continua e i ragazzi ne sono entusiasti. Personalmente, mentre si avvicina la fine della saga sudamericana e ormai è prossimo il rientro a Darkwood, mi ritengo molto soddisfatto di come la complessa trama di spostamenti del nostro eroe sia, alla fine, riuscita a incastrare tutte le singole avventure, e come queste siano state varie e per molti versi sorprendenti. Abbiamo visto di tutto, perfino dinosauri e tsunami. Ci sarà senz’altro chi vorrà sostenere che erano meglio i trafficanti di whisky a Darkwood, ma pazienza: sono felice di averli lasciati là dove sono (e dove forse prima o poi li ritroveremo). Volendo dire qualcosa su “Lotta per la vita” e le due puntate precedenti, mi pare giusto partire sottolineando la straordinaria prova di Giuseppe Prisco, un disegnatore di grande talento, in grado di raccontare storie molto diverse fra loro, come quelle che gli ho affidato dal suo esordio (avvenuto con il Maxi “Uomini in Guerra”) fino a oggi. Attualmente, dopo aver chiuso l’avventura in Terra del Fuoco, sta disegnando il ritorno di Satko e dei Cherokee, che leggerete fra un paio di anni.



Tavola di Giuseppe Prisco
Poco sopra, ho accennato al lavoro di documentazione compiuto da tutti gli sceneggiatori che si sono alternati nel condurre Zagor sempre più verso Sud. So perfettamente che anche questo aspetto viene criticato da chi ritiene che lo Spirito con la Scure non debba basarsi su fatti storici, come se non fossero storici i fatti alla base delle storie nolittiane con i vikinghi o con Kandrax il Mago, o non ci fosse documentazione nei racconti scritti da Sergio con protagonisti i Seminoles o i sacerdoti del Vudu ad Haiti. Anche di questo abbiamo già discusso a lungo: lasciamo perdere senza rimpianti coloro che avrebbero voluto una America Meridionale abborracciata invece di uno ricostruito in modo verosimile, senza rinunciare peraltro alla fantasia, dato che portando in scena le Amazzonio o i dinosauri del Mondo Perduto non è certo l’immaginazione ad averci fatto difetto. Al pari delle precedenti avventure sudamericane, anche “Lotta per la vita” si basa su elementi storici ben precisi. Dopo l’uscita dell’ultima parte della storia, un collega sceneggiatore (Luigi Mignacco, per dire il peccatore insieme al peccato) mi ha detto: “Il racconto della storia di Jemmy Button, Fuegia Basket e York Minster è così bello che sembra inventato”. Invece, come lui sa benissimo e come spero abbiano capito anche tutti i lettori, i fatti narrati in un flashback di 46 tavole (divise però dallo stacco di due albi) sono autentici.

Un albo di Zagor in cui più di metà del racconto
è occupato da un flashback senza lo Spirito con la Scure
Giusto per anticipare i più polemici fra i nostri lettori, 46 pagine di flashback non sono un record. Ben 56 pagine dell’albo “Dharma la strega”, di Nolitta e Ferri (Zagor n° 137) sono occupate dal resoconto, fatto da mister Kellog a Zagor, di quanto accaduto in Asia molti anni prima: più della metà. Nell’albo successivo, “L’orrenda magia”, la narrazione continua per altre cinque tavole. In totale, 61 pagine in retrospettiva, dedicate a fatti di cui lo Spirito con la Scure non fu in alcun modo protagonista. Spero dunque che nessuno trovi anti nollittiano un flashback (utile alla storia e perfettamente coerente con il setting del racconto) molto più corto di cui io ho sentito l’esigenza, prendendo spunto proprio da un così illustre precedente. Peraltro, anche se Nolitta raccontava una vicenda inventata (quella della nascita dell’Uomo Tigre), lo faceva ricorrendo, anche in questo caso, a una precisa documentazione sull’India coloniale; io ho raccontato una vicenda vera (quella dei tre fuegini portati in Inghilterra a bordo del “Beagle”) ma romanzandola in modo che fosse avvincente seguirne gli sviluppi: almeno questo era l’intento. 

Fuegia Basket in un ritratto dell'epoca
La storia degli indigeni “civilizzati” non è stata riferita per sfizio ma perché alla fine, come sa chi è arrivato in fondo, un piccolo colpo di scena ne giustifica il racconto. La figura di Fuegia Basket, in particolare, è piaciuta a tutti quelli che mi hanno riferito le loro impressioni. A questo punto, chi non ha ancora letto “Lotta per la vita” farebbe meglio a non proseguire oltre, perché temo di rivelare qualcosa sul finale della storia: lettore avvisato, mezzo salvato.  Al pari di Fuegia Basket e di suo marito York Minster, anche  Jemmy Button è un personaggio storico.

Jemmy Button in un ritratto dell'epoca

Ne parlano Darwin e Chatwin nei loro libri, tanto per dirne due, ma ci sono molte altre testimonianze, comprese quella di Lucas Bridge che racconta di Fuegia divenuta vecchia dirsi felice della sua lunga vita. Un avvincente romanzo di 750 pagine, “Questa creatura delle tenebre” di Harry Thompson narra, ricostruendo la vita di Robert Fitzroy, anche dei fuegini da lui portati in Inghilterra. In Sud America circola un libro per ragazzi intitolato proprio “El Fegino” e dedicato a Jemmy Button, il protagonista negativo del racconto zagoriano. Il suo vero nome era Orundellico, così come lo avevano chiamato i suoi genitori della tribù degli Yaghan, o Yamana, della Terra del Fuoco, alla sua nascita nel 1815 (più o meno).  Fu però ribattezzato Jemmy Button (“Bottone di madreperla”) dai marinai del "Beagle" del capitano Fitzory, che lo fecero prigioniero nel viaggio della nave nello Stretto di Magellano prima del famoso giro del mondo in cui, a bordo del veliero, ci sarebbe stato anche Charles Darwin. Catturato in circostanze avventurose (il tentativo di recuperare una lancia del "Beagle" rubata dai fuegini), Jemmy fu portato a Londra assieme ad altri due indigeni: York Minster e Fuegia Basket, appunto.

I tre fuegini prima e dopo la loro "civilizzazione"

Fitzroy, fervente cristiano e convinto assertore della necessità di civilizzare i popoli ritenuti primitivi, volle tentare di fare dei tre dei perfetti inglesi, dando loro una buona educazione.  I tentativi sembrarono andare a buon fine, e i fuegini divennero modelli di buone maniere e furono addirittura ricevuti dal re e dalla regina. L’intento di Fitzroy era quello di riportare i fuegini nella loro terra in modo che parlassero agli altri abitanti della Terra del Fuoco dei vantaggi della vita civile e insegnassero loro la l’inglese, così che in futuro i contatti e gli scambi fra europei e indigeni fossero facilitati. Quando il Beagle ripartì dall’Inghilterra con a bordo anche Darwin (che parla dei fuegini nel suo diario), i tre ex-selvaggi furono imbarcati per tornare a casa. Con loro c’era anche un missionario. Le cose non andarono però come previsto. La missione fu saccheggiata e il missionario, terrorizzato dall' "inciviltà" dei nativi, ripartì con la nave. Alcuni mesi più tardi il "Beagle" tornò sul posto e trovò Jemmy di nuovo nudo come quando era stato catturato, con i capelli lunghi e il visto pitturato. Darwin racconra che si vergognava dello stato in cui era e attribuì il suo rifiuto di tornare in Inghilterra alla "giovane e affascinante moglie", Lassaweea. Basket e York Minster erano invece svaniti nel nulla.
Un romanzo con Jemmy Button protaginista
Circa venti anni dopo un gruppo di missionari, incontrò un fuegino che conosceva alcune parole di inglese: quasi certamente si trattava di Jemmy. Più tardi, il gruppo fu massacrato a Wulaia Bay dai fuegini, probabilmente guidati da Jemmy e dalla sua famiglia: Button si era di nuovo trasformato in un selvaggio. In pratica, il tentativo di Fitzroy fallì: lo stato di natura aveva richiamato i tre “rapiti” dal "Beagle" alla loro condizione originaria. E' storico anche il riferimento al carcere di Punta Arenas, in costruzione proprio negli anni in cui, più o meno, è ambientato il viaggio di Zagor. Segnalo la presenza di Darwin, sia pure soltanto nel racconto in flashback, all’interno di “Lotta per la vita”: ricordo sorridendo quel lettore che contestava il ruolo del naturalista nella storia ambientata in Cile, durante il terremoto di Concepcion, convinto che degli incontri con i personaggi storici si potesse fare a meno. Purtroppo per lui Darwin è tornato (segno che così ininfluente non era) e tornerà ancora. Sono convinto, tuttavia, che l’avventura in Terra del Fuoco sia gradevole da leggere nonostante gli agganci storici. La prossima a mia firma, lo giuro, sarà tutta da fantasia.

Una tavola di Giuseppe Prisco