mercoledì 12 aprile 2017

IL GRIDO DELLA BANSHEE




E' in edicola già da qualche giorno “Il grido della Banshee”, l’albo di Zagor n° 621 (Zenith 672), datato aprile 2017. La copertina  è opera di Alessandro Piccinelli.  I testi sono miei e i disegni di Roberto Piere (prima parte dell'albo) e di Giuliano Piccininno (seconda parte dell'albo). Nelle prime quarantaquattro pagine si conclude  una avventura in due albi e mezzo ambientata nelle acque della Terra di Baffin, nell'Atlantico Settentrionale. La prima puntata si era intitolata "Terranova!" e potete trovare tutte le notizie del caso in un precedente articolo su questo blog. La seconda puntata ha avuto per titolo "Tra i ghiacci del Nord" e ne ho parlato in un post di marzo.  Dell'avventura illustrata da Piccininno che inizia con le sue prime cinquanta tavole, parleremo il prossimo mese.


Quando ho pensato alla storia polare che Roberto Piere ha impiegato più di dieci anni per portare a compimento (nel migliore dei modi) il primo spunto che mi è venuto in mente, quello da cui sono partito, è stato proprio il finale. Cioè, l'iceberg alla deriva che si assottiglia sempre di più con sopra un gruppo di naufraghi che vedono avvicinarsi la loro fine man mano che le correnti trascinano il blocco di ghiaccio verso sud. In pratica, ho costruito tutto il resto della vicenda perché poi si arrivasse a quella situazione. Non è un'idea originale, tant'è vero che costituisce la parte più avvincente di un romanzo di Jules Verne ingiustamente considerato "minore", vale a dire "Il paese delle pellicce", del 1873, ambientato nel Canada più settentrionale. Vedete qui accanto la copertina di una delle prime edizioni). In quel libro, una spedizione scientifica che intende studiare una eclissi di sole visibile soltanto alle latitudini polari, si accorge di essere in realtà alla deriva su un enorme blocco di ghiaccio allorché l'eclissi appare soltanto parziale invece che totale come ci sarebbe aspettato. Ricordo di aver letto il romanzo, per la prima volta, quando ancora frequentavo la quinta elementare: venni così coinvolto dal dramma narrato che finii il libro in una notte e la mattina, a causa dell'emozione, degli incubi che seguirono  e del mancato riposo, avevo la febbre alta e mia madre non mi mandò a scuola. In seguito, ho letto un altro libro che tratta di una vicenda simile, "La zattera di ghiaccio", di Rudolf Blaumanis, scrittore lettone vissuto tra il 1863 e il 1908. L'ho recensito sul mio blog "Utili sputi di riflessione" e potete leggere la recensione cliccando qui. In questo caso i naufraghi sono un gruppo di quindici pescatori che hanno fatto un buco nel ghiaccio per pescare senza accorgersi che il blocco di banchisa su cui trovano si stava staccando dalla terraferma. Davvero una situazione mozzafiato. Non so come l'ho resa, certamente si poteva allungare e rendere ancora più allucinante il dramma, ma alla fine ho preferito concludere il racconto nel modo che avete visto, se lo avete visto.

Un aneddoto che personalmente considero buffo. Il principale cattivo della storia è un sabotatore chiamato Dunn, che ne combina di cotte e di crude: ha provocato un naufragio, uccide degli uomini, cerca di far saltare in aria una nave, causa il distacco dell'iceberg con una esplosione, ruba la scialuppa con cui i marinai potrebbero salvarsi. Nonostante questo, Zagor lo vuol condurre vivo davanti a un tribunale: perciò non esita a gettarsi fra le fiamme di un incendio per salvarlo, impedisce che venga linciato, cerca di recuperarlo dalle acque dell'oceano nonostante il malvagio abbia tentato di colpirlo con un arpione. Il nostro eroe si comporta così perché appunto è un eroe e non potrebbe fare diversamente, anche contro il senso comune. Qualcuno però mi ha detto: ma insomma, quando uno è così crudele come Dunn, non si merita di essere salvato. Però, a un certo punto, poiché Dunn ride dei marinai che lui stesso ha condannato a morte, anche Zagor perde la calma e gli assesta un paio di cazzotti anche se l'uomo ha le mani legate. Ecco: immancabilmente giungono le critiche perché il Re di Darkwood non può picchiare (due sganassoni, non un pestaggio) uno che non si può difendere. Insomma: i detrattori non demordono mai. Non basta aver dimostrato per tre volte che lui salva anche i colpevoli: per far rimangiare a un cattivo le sue infami risate alla Franti bisogna chiedergli il permesso.