venerdì 11 maggio 2018

FURIA CIECA



Qualche mese fa, cominciai a pensare alla nuova storia di Zagor che presto avrei dovuto iniziare a scrivere per gli Esposito Bros, e mi consultai con Nando. Gli chiesi: “che tipo di avventura vi piacerebbe illustrare? Con elementi fantastici, o realistica? Ambientata nella foresta, o sulla neve, o per mare?”. Nando rispose che gli sarebbe piaciuto far tornare un vecchio nemico. “Quale?”, domandai. E lui, sorprendendomi: “O l’Uomo Volante o Thunderman”. Gli promisi che ci avrei pensato. Il giorno dopo gli annunciai che sarebbero tornati tutti e due, insieme.

Thunderman in un disegno inedito di Nando Esposito.

Marcus, l’Uomo Volante, è uno dei primissimi avversari dello Spirito con la Scure: ideato fa Gallieno Ferri, compare nel secondo albo Zenith (1965) ma, con la sua prima uscita sulla Collana Lampo, a striscia, risale al 1961. Si è rivisto solo in una sequenza onirica (era una visione, non la realtà) di “Magia indiana” (Zagor n° 500). Thundernan, personaggi ideato da Tiziano Sclavi nel 1981, non era più tornato neppure in sogno. 

Probabilmente c’è un motivo se per così tanto tempo i due hanno latitato. Si tratta di avversari pittoreschi ma anche, a loro modo, un po’ ingenui, felicemente d’altri tempi, quando ancora eroi e villain poteva essere “leggeri” e gli autori se la cavavano (e bene) con spiegazioni da imbonitori. La fantasia, per la fortuna dei lettori di quegli anni, era al potere. Ci si poteva permettere di far credere di tutto, anche che un Uomo Volante avesse al suo servizio un esercito di pigmei e potesse esistere una città sugli alberi; o che una tribù di Shawnee  potesse custodire in una tenda qualche chilo di idoli e monili d’oro, per non parlare di una certa macchina della pioggia. Tuttavia la sfida era stimolante: far tornare proprio quei due supernemici e farli tornare insieme, raccontandoli in modo un tantino postmoderno, cambiando nelle loro biografie quel poco che basta e che serve per giustificare l’ingiustificabile. 

La prima puntata della storia che io ho scritto e che gli Esposito Bros hanno illustrato è giunta in edicola. Qui di seguito riporto le voci dedicate a Marcus e a Thunderman nella  rubrica “Buoni & Cattivi” che per hanno ho curato sullo Zagor di Repubblica, e un pezzullo sugli Esposito Bros scritto per una qualche occasione che li riguardava.

MARCUS

Marcus è il primo avversario di stampo decisamente fantastico nella serie di Zagor. Dunque, fa capire fin dall’inizio che dalle avventure dello Spirito con la Scure non ci si deve aspettare soltanto il fascino dei racconti della vecchia frontiera, ma anche i brividi del surreale o dell’irreale, la spettacolarità del fantasy, la visionarietà di mondi paralleli quale, a tutti gli effetti, può essere considerata la cittadella aerea dell’Uomo Volante, un ex acrobata circense in grado non solo di volare grazie alla sua particolare tuta, ma anche di ipnotizzare, rivelandosi una sorta di mago così come il Mefisto delle origini, a cui assomiglia nell’aspetto. La saga dell’eroe di Darkwood diventa così il regno della contaminazione, in grado di ospitare suggestioni di tutti i tipi, come accade per i regni di Mongo, il pianeta dove vive le sue avventure Flash Gordon, il personaggio creato dal grande Alex Raymond che così tanto ha influenzato i disegni del giovane Ferri. Non a caso la bella Norma, la fanciulla in pericolo, assomiglia all’altrettanto affascinante principessa Aura, figlia del crudele Ming.

THUNDERMAN

Alfred Bannister è il malvagio assistente del pacioso Charles Dickwick: l’inventore però, nella sua ingenuità, non si è accorto di aver coltivato una serpe in seno. Anche al Samuel Pickwick, il simpatico “eroe” dickensiano, capita del resto di venire ingannato da due abili delinquenti, mister Jingle e il suo domestico Job Trotter. Continuando a giocare con i riferimenti multimediali, non si può non notare come Alfred abbia lo stesso cognome di Marnie Bannister, alias Satanik, che si tramuta da donna in strega facendosi irradiare da un magico medaglione. Anche il cattivo della storia di apertura di questo volume assorbe una quantità spropositata di energia da una roccia radioattiva e da un fulmine che la colpisce mentre lui gli è accanto, e si trasforma in un supereroe dai poteri simili a quelli del villain marveliano Electro: è in grado infatti di scagliare scariche elettriche. E’ appunto sulla falsariga dei supercattivi dei comics americani che Sclavi e Gamba creano “Thunderman”, un nemico decisamente insolito in ambito zagoriano, proposto in modo ironico e quasi parodistico dai due autori.



COINCIDENZE SIGNIFICATIVE
Di Moreno Burattini

Io e gli Esposito Bros, abbiamo tutti e tre più o meno la stessa età: Nando Esposito è del 1961, Denisio Esposito del 1964, e io sono del 1962. Tutti e tre siamo nati in montagna: i due Esposito a Coivet, sulle Alpi della Svizzera francese, io a San Marcello, un borgo dell’Appennino pistoiese.  Abbiamo fatto le stesse letture: Nando mi ha raccontato di come, benché fuori dai confini italiani, si procurasse gli albi di Zagor insieme a tanti altri fumetti in edizione francese, e io ugualmente ho sempre aspettato con ansia l’uscita degli albi dei miei eroi preferiti, primo fra tutti lo Spirito con la Scure. Poi, sia gli Esposito che il sottoscritto siamo scesi giù dalle alture e ci siamo trasferiti in pianura, seguendo la famiglia. Io a Firenze, loro a Foggia. E giunti all’età in cui si comincia a pensare a quel che si farà da grandi, abbiamo capito che in qualche modo dovevamo dare sfogo a ciò che avevamo dentro, alla voglia di esprimerci e di raccontare. Nando e Denisio pensavano di diventare pittori, e si esercitavano seguendo i consigli di un amico di famiglia. Io sognavo di fare lo scrittore, e passavo le giornate a scrivere racconti sulla macchina da scrivere regalatami dal papà. Poi, sia gli Esposito che il sottoscritto, ci siamo accorti che il nostro talento era un altro: simile, ma diverso. Eravamo fumettisti, e conveniva lasciar perdere il resto. Così, presa la maturità (io classica, loro presso l’Istituto d’Arte), abbiamo cominciato a provarci sui giornali locali, collaborando con le associazioni e gli assessorati, dando vita a fanzine o piccole pubblicazioni che servissero a farci fare le ossa, sempre tenendo d’occhio gli autori che più ammiravamo. Per tutti noi, benché appassionati di tanti artisti (da quelli della scuola franco-belga agli umoristi italiani), alla fine il punto di riferimento era lo staff della Bonelli, dove militavano autori come Alfredo Castelli (un vulcano di creatività e di versatilità fumettistica) che fu in grado di dare le giuste dritte sia a me che a Nando e Denisio, in circostanze diverse ma più o meno nello stesso periodo. Tant’è vero che, dopo varie prove, tutti e tre (che ancora non ci conoscevamo) eccoci approdare nel medesimo anno, il 1989, in Via Buonarroti a Milano. Io venni arruolato per scrivere Zagor, gli Esposito per disegnare Martin Mystere. Quando vidi le prime tavole di Nando e Denisio mi parve incredibile che si trattasse del loro lavoro di esordio. Erano bravissimi, dovevano essere per forza dei navigati professionisti. Non potevo credere che fossero, come me, dei nuovi arrivati. Quando poi passarono a Nathan Never rimasi ancora più ammirato, e la loro storia “Fantasmi a Venezia” fu una di quelle che apprezzai di più, e la giudicai subito da conservare. Tant’è vero che poi persino la Mondadori la rilegò in un cartonato a colori. Capitò poi una mostra dedicata a Nathan Never organizzata a Lugano nel maggio 1992, dove io venni invitato, in qualità di saggista, per presentare la rivista “Dime Press”, di cui ero uno dei fondatori, che esordiva proprio in quel mese. Conobbi così due sorridenti giovanotti, che si dichiararono fedeli e appassionati lettori di Zagor. Erano proprio Nando e Denisio Esposito. Inevitabilmente, accomunati dalla zagorianità, (una malattia senza cura), nacque il desiderio di fare qualcosa insieme. Ce n’è voluto del tempo, ma alla fine, i due fratelli tanto hanno detto e tanto hanno fatto da convincere Sergio Bonelli (che di Zagor è il creatore) ad affidare loro una prima storia dello Spirito con la Scure. A sceneggiarla, ho avuto la fortuna e il privilegio di essere io. Lavorando con loro, ho subito capito di che pasta erano fatti: non disegnavano eseguendo un compito, ma volevano partecipare allo studio delle scene, suggerendo le soluzioni che più si sarebbero divertiti a disegnare. Erano recisi e puntuali nella realizzazione, ma solo dopo essere perfettamente convinti di ciò che si chiede loro di realizzare; pronti a contestare un particolare poco convincente della sceneggiatura, ma anche ad entusiasmarsi per una scena costruita per essere nelle loro corde. Soprattutto, gente per cui Zagor non è un personaggio come un altro, ma un’icona della quale mettersi al servizio. Sono rimasto soddisfattissimo della nostra collaborazione, al punto che ho insistito perchè dopo la prima storia gli Esposito Bros ne potessero iniziare un’altra. Così è stato, e dunque spero che di lavorare con loro ancora a lungo, perché Nando e Denisio hanno dentro il mio medesimo fuoco e l’identica passione per ciò che facciamo.