lunedì 17 dicembre 2012

CINEMA AL CINEMA - 3


Proseguono le recensioni cinematografiche di Giorgio Giusfredi, giunte alla terza puntata La nuova rubrica ha preso il posto di "Diamo i numeri" di Saverio Ceri, traslocata sul blog Dime Web (caldamente consigliato). Giorgio, esperto cinefilo oltre che cuoco sopraffino (ma anche scrittore, sceneggiatore di fumetti, organizzatore di eventi e sosia di Che Guevara), è la guida a cui mi affido per chiedere consiglio sui film da vedere. Siccome non sbaglia mai, mentre le recensioni dei critici sui giornali più importanti talvolta rifilano solenni bidonate (basti pensare a "La Talpa", raccomandato "da chi se ne intende" ma soporifero più del Tavor), ho pensato di condividere con voi le sue opinioni, almeno una volta al mese.

CINEMA AL CINEMA 
di Giorgio Giusfredi

dicembre 2012





VITA DI PI

Un film di Ang Lee. Con Suraj Sharma, Irrfan Khan, Tabu, Rafe Spall, Gérard Depardieu. continua» Titolo originale Life of Pi. Avventura, durata 127 min. - Cina, USA 2012.

Premessa: Ho visto questo film a New York da solo. Chi va da solo al cinema a New York può godere di una poltrona isolata e personale, senza nessun disturbo. I cinema erano pieni e i biglietti esaurivano anche con due giorni di anticipo. Per tutti i film. Prima della proiezione ho assistito a dodici – dico: dodici – trailer e a una gag molto divertente di Billy Crystal sull’importanza di spegnere i telefonini al cinema. 
Che cos’è l’avventura con la A maiuscola? E’ quella sensazione dietro la nuca che dà un brivido di piacere. Il nuovo film di Ang Lee, che non smette mai di stupire, è appunto questo tipo di Avventura. C’è un ragazzo e c'è il suo viaggio. Ci sono terre inesplorate. Ci sono animali. C’è la storia d’amore. Uno scrittore che è in cerca di una plot per un grande romanzo viene a sapere che un canadese di origini indiane ha una storia che, alla fine, lo farà diventare credente. Pi, chiamato così perché il padre era un guardiano di una piscina, da giovane adora Dio in tutte le sue forme. Quello indiano, quello cristiano e quello musulmano. Questo forse gli permette di sopravvivere al naufragio della cargo giapponese dove viaggiava con la sua famiglia e gli animali dello Zoo comprato da suo padre? Tranquilli, non è uno spoiler, è solo l’inizio della vicenda, che vedrà per la maggior parte protagonisti il ragazzo e una tigre. Dall’arca di Noè alle mitologie animalocentriche i simbolismi si sprecano. Il bello è che tutto è avvincente e verosimile. Chi, sforzandosi, coglierà il significato allegorico di alcune situazioni, comunque non rimarrà deluso. I fantastici – fantastici – effetti visivi non sono superiori a una sceneggiatura scorrevole e sincera che ti catapulta nella vicenda, ti incolla alla poltrona e ti commuove. Se ci fosse un manuale per utilizzare il narratore esterno nel cinema potremmo fare l’esempio di questo film come uno dei più riusciti – e quello de "Le belve" il meno riuscito. Insomma una storia avventurosa come non ce ne erano da tempo raccontata da un maestro del cinema che non sbaglia neanche stavolta e ci riempie ti tante emozioni diverse non ricevute da tempo. Assolutamente da vedere.





MOONRISE KINGDOM
UNA FUGA D'AMORE

Un film di Wes Anderson. Con Bruce Willis, Edward Norton, Bill Murray, Frances McDormand, Tilda Swinton. Titolo originale Moonrise Kingdom. Drammatico, durata 94 min. - USA 2012.

Anche questo film, come il precedente, racconta un’avventura. Vale solo per questo crogiolarsi nella visione. Nel mondo pastello e sospeso, tipico dei film di Wes Anderson, si srotola la storia di due ragazzini che, come dice il titolo, fuggono insieme per amore. Portandoci quindi nel topos ideale per un’avventura nostalgica adolescenziale  – alla Stand by me, per intenderci – il regista ci fa scoprire i primi amori, i primi scontri, le prime vere amicizie. Gli adulti recitano alla grande il loro ruolo di estranei su quell’isola in mezzo a uno dei grandi laghi del nord America. La vicenda infatti ricorda l’isola che non c’è e i bambini perduti: la storia d’amore tra Peter e Wendy. Bruce Willis, Bill Murray, Edward Norton, Frances McDormand, Tilda Swinton e un quasi cammeo di Harvey Keitel, sono dunque personaggi alienate e giustificatamente spaesati in un mondo che non gli appartiene. Sono cresciuti e hanno tutti i problemi inutili e complicati degli adulti in un mondo semplice fatto di sogni, amore e avventura. Il film finirà con la conversione alla dura – finta o vera – realtà. Senza anticipare nulla, chiaramente,  diciamo che finirà con la svolta che tutti i narratori di storie vorrebbero.  Willis funziona benissimo sia come personaggio reale sia come personaggio metamediatico, come proiezione dell’Io autoriale fallito dentro ogni sognatore, inizialmente inutile ma con qualcosa dentro che lo eleverà. Anche Norton rientra nella stessa schiera di figura decadente e anch’egli muterà positivamente come, del resto tutti si augurano vedendo. La storia con i ragazzi e i giovani attori che la interpretano divertenti e azzeccati!





RITORNO AL FUTURO

Un film di Robert Zemeckis. Con Michael J. Fox, Christopher Lloyd, Lea Thompson, Crispin Glover, Thomas F. Wilson. Titolo originale Back to the future. Fantastico, durata 116 min. - USA 1985

Come spesso capita di questi tempi al cinema ripropongono vecchi classici. Che dire di uno dei film con le ultime vere e funzionanti trovate fantascientifiche dopo Dick, Asimov, o Matheson? Un meccanismo perfetto, che come gli orologi presenti nell’incipit, non manca un colpo proseguendo inesorabile nella sua trama scandita perfettamente e ricca di pathos e colpi di scena. Trovate di sceneggiatura geniali come il ‘metterla giù pesante” tanto strano a chi lo sentiva trent’anni nel passato rendono la trama di una verosimiglianza fondamentale per chi vuole raccontare storie mai avvenute. La bravura di Michael J. Fox – la sua prova di recitazione è ancor oggi monito per ogni giovane attore che ci ‘vuole provare’ – e di Christopher Lloyd confezionano una nuova sinergia, una via di mezzo tra il simpatico ‘Buddy Buddy’ e il classico rapporto allievo-maestro che rimane nei cuori degli spettatori che ancor oggi, come trent’anni fa, riempiono la sala cinematografica per vedere un film che sanno a memoria ma che continua a sorprenderli.





SKYFALL

Un film di Sam Mendes. Con Daniel Craig, Judi Dench, Javier Bardem, Ralph Fiennes, Naomie Harris. continua» Titolo originale Skyfall. Azione, durata 143 min. - USA, Gran Bretagna 2012

Ci sono gli appassionati di 007 e quelli che lo odiano? L’avvento di Daniel Craig nel ruolo della spia di sua maestà ha avuto il pregio di avvicinare i profani e il difetto di insinuare dubbi nei fanatici. "Casinò Royale" era senza dubbio un gran film. La stessa cosa non si può dire di "Quantum of Solance". L’attesissimo "Skyfall", terzo film del biondo attore ha riscosso il più grande successo al botteghino della storia del personaggio. La canzone di Adèle è molto bella, va detto. Gli arrangiamenti  e la vorticosità del ritmo hanno ispirato durante tutta la stagione i giudici di X-factor. Il film è bello. Lo stesso Sam Mendes che aveva quasi rovinato il più bel romanzo di Yates, "Revolutionary Road" – e uno dei più bei romanzi di sempre – confeziona, insieme all’interprete, Javier Bardem, uno dei cattivi più carismatici e inquietanti della saga pur non discostandosi da topoi caratteriali a tratti molto politically ‘scorrect’ come la velata omosessualità e il morboso rapporto materno tra il cattivo e M, Judi Dench, che in questo film riveste uno dei tre ruoli di un triangolo sentimentale su cui si basa il senso più profondo della trama. Concettualmente bellissime le scene dell’isola deserta in cui la musica francese scorre come da un vecchio grammofono e il monologo – con finale raccapricciante (e senza denti) – del cattivo.