martedì 13 agosto 2013

UN ASSO E ALTRE BUONE CARTE





Come tradizione, ecco le mie recensioni  di alcuni dei volumi a fumetti e saggi sui fumetti che ho letto di recente: sono le mie letture (almeno quelle di cui ho trovato il tempo di scriverne) dei mesi da gennaio a giugno del 2013, il primo semestre dell'anno. Le precedenti recensioni, librarie e fumettistiche insieme, sono state raccolte sotto il titolo "Letti di foglie", "Tanti e allettanti" e "Letti di rose".





ASSO
di Roberto Recchioni
Nicola Pesce Editore 
2012, 132 pagine, cartonato, 15 euro 

Dopo averlo letto una volta, l'ho riletto un'altra volta. Prima di scriverne, adesso, ho fatto la terza lettura. Tutte e tre le esperienze sono state emozionati. In alcuni punti, esaltanti. Tuttavia, è chiaro che non si tratta di un libro da poter mettere in mano a chiunque, certi che tutti lo apprezzeranno. Ma è proprio questo il suo principale pregio: essere sopra le righe. Oltre il comune senso delle convenzioni. La prima cosa che colpisce, e si tratta di un aspetto particolarmente significativo, è il fatto che "Asso" non solo è scritto ma anche illustrato da Recchioni, noto soprattutto per essere uno sceneggiatore. In realtà, Rrobe (questi il nome con cui si firma quando disegna) è molto bravo (in certi casi, bravissimo) anche a dare forma e colore alle sue idee, sperimentando tecniche e soluzioni degne dei migliori autori completi.Il paragone che prima viene in mente è con lo Zanardi di Andrea Pazienza. Il fatto che il suo talento grafico sia stato messo a servizio della propria opera più autobiografica, rende "Asso" una vera e propria seduta psicoterapeutica in pubblico, uno sfogo liberatorio assoluto di desideri e pulsioni esternati senza filtri, se non quelli della sublimazione, l'innalzamento cioè verso l'universale di qualcosa di privato e di contingente. Attenzione, però: benché sia chiaro che Asso sia l'alter ego dell'autore, non coincide con lui: "quanto narrato in questo volume è opera di fantasia. Roberto Recchioni invece esiste davvero", si avverte in apertura. Detto ciò, si comincia con l'ottovolante di esaltazione e di cupa disperazione, di alternanza fra pulsioni di vita e desiderio di morte. Chi conosce l'autore sa quanto sia autobiografica la storia di Dylan Dog "Mater Morbi", di recente ristampata in volume, e dunque quanto sia drammatico il quotidiano confrontarsi con la malattia, suo ma di tantissimi altri. "Perché a me?", si chiede Asso disteso, con la flebo nel braccio, in un letto di ospedale; "e perché non a te?", gli risponde un Dio senza volto e crudele togliendo ogni speranza a voi che entrate. Ma l'autobiografismo prosegue nei ricordi d'infanzia, quelli relativi al padre assente che non c'era mai, sostituito con Darth Vader che poteva proteggerlo e soffocare i "bambini cattivi" che tormentano tutti da piccoli, ed ecco dunque la realtà confondersi con la fantasia, in un liberatorio delirio in cui è possibile abbracciare il lato oscuro della forza ed esorcizzare i problemi di salute, il lavoro che non si trova, la situazione sentimentale che terremota il cuore, la paranoia di intere giornate trascorse senza punti di riferimento, senza ancore a cui assicurarsi, senza abbracci. La via d'uscita dal tunnel diventa allora il fumetto: il fatto liberatorio di poter affidare alla carta le proprie grida, le proprie fantasie, comprese quelle più perverse che fanno parte dell'immaginario erotico di tutti ma che in pochi riescono a confessare, preferendo le nevrosi alla liberazione delle proprie istanze inconsce, quelle che turbinano nel mare in tempesta dell'Es. Facendolo fare ad Asso, una controfigura immaginaria, diventa persino possibile abusare di partner disposte ad assecondare ogni sopruso sessuale. Emergendo da questa nebulosa di dolore e di angoscia, di desideri repressi e di volontà di potenza e di sopraffazione, di autoaffermazione negata e di tutto quanto farebbe la felicità di Freud (ma "la psicanalisi è per i froci", ringhia il protagonista a un certo punto, da vero bullo), ciò che viene fuori è un calderone di immagini e di vicende scollegate fra loro e apparentemente senza senso, come sono senza senso, spesso, i sogni e i deliri che rivelano, invece, tutto di noi. Se vi sentite pronti a calarvi negli incubi e dei desideri altrui, che potrebbero sembrarvi inquietantemente simili ai vostri, fatevi schiaffeggiare da Rrobe, e vi sentirete liberati come dopo una seduta di bioenergetica.


GLI ARCHIVI BONELLI:
GUIDO NOLITTA
a cura di Michele Ginevra 
Rizzoli Lizard
2012, 620 pagine, cartonato, 25 euro 

Si tratta di un voluminoso cartonato, il primo di una (si spera lunga) serie tesa a recuperare le migliori storie dello smisurato catalogo della più grande Casa editrice di fumetti in Italia (una fra le più importanti nel mondo), iniziando con un tomo monotematico dedicato proprio alla figura che gli dà il nome, Sergio Bonelli. Come tutti sanno, quando l'editore vestiva i panni dello sceneggiatore usava un nome-de-plume per non farsi confondere con il padre, Giovanni Luigi Bonelli, e si firmava Guido Nolitta. Michele Ginevra, dunque, ha raccolto in un solo volume tre racconti-simbolo dell'attività nolittiana, scegliendoli tra la sua produzione riferita a tre personaggi altrettanto simbolici: Tex, Zagor e Mister No. A corredo delle storie, una prefazione di Vittorio Zincone, e tre interventi, puntuali e documentati, dello stesso curatore. A completare l'opera, una chicca davvero imperdibile: ben trentotto tavole inedite di Aquila della Notte, sceneggiate da Nolitta e illustrate da Guglielmo Letteri, tagliate da Decio Canzio (per motivi che vengono ben spiegati nel libro) da una lunga storia texiana del 1993, e rimaste per quasi vent'anni nei cassetti dell'editore. Esiste, senza dubbio, una "calligrafia" nolittiana riconoscibile non solo quando lo sceneggiatore è alle prese con i suoi personaggi (quelli che più gli rassomigliano, Zagor ma soprattutto Mister No) ma anche anche quando si cimenta con Tex. Rileggere i tre racconti scelti ("El Muerto", "Il re delle aquile" e "L'uomo della Guyana", illustrati da rispettivamente da Galep, Ferri e Diso) consente di godere di questa calligrafia, e recuperare le emozioni di una narrazione accattivante ed empatica nella quale Nolitta era abilissimo a esibirsi. Personalmente, ho trovato motivo di rivalsa nei confronti di certi sedicenti esegeti della nolittianità, a cominciare da un paio di soggetti scritti di proprio pugno da Sergio Bonelli e riprodotti fotograficamente come allegato documentario: in quello intitolato "Uragano", riguardante Mister No, si legge chiaramente che fra i protagonisti c'è un personaggio convinto che la famosa città di "Z", cercata in Amazzonia da torme di esploratori fra cui il celebre Fawcett, misteriosamente scomparso nel corso della sua ricerca, sia un avamposto di Atlantide. Ma guarda! Proprio la stessa cosa che scopre Zagor recandosi nella foresta amazzonica, in una mia recente storia, contestata da chi pretende di sapere che Nolitta non avrebbe mai affrontato temi legati al mito atlantideo. Allo stesso modo, singolarmente,qualcuno pretende di dire che Sergio Bonelli non facesse uso di flashback e che, dunque, neppure gli sceneggiatori dei suoi personaggi, io per primo, dovremmo farne. Ebbene: i tre racconti contenuti in questo volume sono un inno al flashback. Soprattutto il primo, "El Muerto", è pieno zeppo di rievocazioni del passato, con narrazioni a ritroso a ogni piè sospinto (leggere per credere). E allo stesso modo, ci sono ripetuti flashback anche ne "Il re delle aquile". Ne "L'uomo della Guyana" mancano le nuvolette retrospettive ma il passato viene rievocato a più riprese nei dialoghi. Dunque, chi crede che Nolitta fosse contrario a parlare di Atlantide e all'uso dei flashback, ha motivo di ricredersi. Unica pecca: nell'introduzione, Vittorio Zincone cita una misteriosa testata "Agenzia Alpha" che, forse, è l'Agenzia Alfa di Nathan Never.



PRINCE VALIANT
di Hal Foster
Primo volume (1937-1938)
edizioni ReNoir Nona Arte
2013, 110 pagine, cartonato, euro 24,90 

Grande formato, tutto a colori, carta che cromaticamente dà l'effetto dell'edizione originale sui domenicali americani. Si tratta della nuova traduzione curata da Graziano Romani, che finalmente rende ragione dei testi in inglese in precedenza non italianizzati nel migliore dei modi. Di Romani è anche la traduzione dell'apparato critico iniziale, che offre due saggi molto interessanti: il primo, è la biografia di Harold Rudolf Foster (1892-1982, anni anagrammati) scritta da Brian M. Kane; il secondo, una lunga e rara intervista con lo stesso Foster (autore schivo che quasi mai rilasciò dichiarazioni), di Fred Schreiber. Già queste pagine, riccamente illustrate con foto e disegni, varrebbero il prezzo del volume. Poi però comincia la magia di una saga destinata a durare dagli anni Trenta fino ai giorni nostri (nel 1980 apparve l'ultima vignetta scritta da Foster, ma altri autori, per volontà del creatore, hanno proseguito la serie fino a oggi). Qualcuno potrebbe ritenere che in realtà Foster più che un fumettista sia uno straordinario illustratore, ma sarebbe sbagliato non considerare la sua opera parte della storia del fumetto, perché la mancanza dei balloon e il ricorso sistematico alle didascalie è una precisa scelta stilistica (il disegnatore non voleva che le nuvolette ingombrassero i suoi sfondi o disturbassero le azioni). Le vignette consequenziali di Foster, minuziose nei dettagli, raccontano una storia e caratterizzano personaggi secondo le regole del fumetto, balloon esclusi. Prima del Prince Valiant, l'autore aveva disegnato Tarzan, su testi altrui: ritenendo che le sceneggiature su cui lavorava fossero scadenti, si decise a lavorare su storie proprie, basate su una incredibile e certosina opera di ricerca e documentazione sull'epoca di Re Artù, e sui castelli medievali (argomento su cui Foster ha finito per essere un esperto). Ai nostri occhi di lettori del Ventunesimo secolo, le prime tavole di Prince Valiant possono sembrare datate (oggi racconteremmo le stesse, avvincenti avventure in modo diverso), ma non serve valutare l'opera di Foster nel contesto del suo tempo per apprezzarla: le tavole della saga sono comunque affascinanti e intriganti al massimo grado. Ne veniamo rapiti e non ne usciamo più. Qua e là si colgono vignette che danno un senso di deja vu: ci rendiamo conto che sono servite da modello ad altri fumettisti che hanno scelto Foster come modello. Fu lui a studiare per primo, o tra i primi (un altro fu Alex Raymond), il modo di risolvere i problemi delle ombre, dei movimenti, della resa dell'acqua, e via dicendo. Tanto di capello al maestro dei maestri.




CAPIRE ISRAELE IN 60 GIORNI (E ANCHE MENO)
di Sarah Glidden
Rizzoli Lizard
2011, 220 pagine, brossurato, euro 17.50 

Di "graphic journalism" ci siamo già occupati parlando di Guy Delisle e le sue cronache da Pyongyang e da Gerusalemme. Sarah Glidden, americana di origine ebraica, classe 1980, qui al suo debutto con il suo primo libro (pluripremiato), compie la medesima operazione raccontando, attraverso il medium fumetto che si conferma in grado di veicolare qualsiasi contenuto, un suo viaggio alla scoperta di Israele, voluto e desiderato per cercare di capire il perché dei suoi stessi pregiudizi. L'occasione le è offerta da una iniziativa del governo di Tel Aviv, il progetto Taglit, che offre ai giovani ebrei di tutto il mondo un viaggio gratis, guidato attraverso un percorso di tappe obbligate, perché conoscano la Terra dei loro antichi antenati e la realtà dello stato nato dal sionismo. Dal 1999 al 2007 (anno in cui si svolge il viaggio della Glidden) oltre 120.000 ragazzi di tutto il mondo avevano già approfittato dell'opportunità. Sarah, nata a Boston in una famiglia ebraica non osservante, si considera di sinistra (disprezza per partito preso chiunque simpatizzi per i repubblicani) ed è piena di pregiudizi contro Israele. E' anche fidanzata con un giovane musulmano, il quale teme che lei possa tornare dal suo viaggio con idee antipalestinesi, cosa su cui la ragazza, prima di partire, lo rassicura. Perciò, per tutto il viaggio, ascoltando le spiegazioni che le vengono date a proposito del muro che isola gli israeliani dai palestinesi ("gli attentati sono calati da due alla settimana a quattro all'anno") o sull'occupazione delle alture del Golan ("erano rampe missilistiche da cui la Siria bersagliava i villaggi ebraici situati più in basso"), la ragazza si rifiuta di essere indottrinata, vede dappertutto la propaganda governativa, cerca di porsi domande critiche, non accetta passivamente nessuna versione dei fatti. Però, piano piano, il suo muro ideologico comincia a fessurarsi e addirittura si commuove ascoltando la storia dei primi Kibbutz ("quanto di più comunista esista al mondo") o visitando il tempio della Shoa. Alla fine del viaggio, ha capito il punto di vista israeliano dei fatti, e pur senza diventare antipalestinese si rende conto, soprattutto, che diversamente da ciò che credeva (in ossequio a una certa vulgata) esiste appunto una versione dei fatti, non meno vera, anche di parte ebraica. Il suo biglietto da lasciare nel Muro del Pianto dice: "Che venga la pace fra israeliani e palestinesi", ma gli si strappa mentre cerca di infilarlo tra le fessure, cosa che le fa bagnare di lacrime il volto. Tornando a Boston, a chi le chiede "Allora, com'è?", lei risponde confusa: "Beh, ecco...".





LO SCONOSCIUTO - EDIZIONE INTEGRALE
di Magnus
a cura di Fabio Gadducci
Rizzoli Lizard
2012, cartonato, 420 pagine

Le avventure di Unknow (il cui cognome - se davvero di cognome si tratta - è scritto senza la "n" finale), alias Lo Sconosciuto, realizzate da Magnus sia per i testi che per i disegni, rasentano la perfezione per tensione emotiva, carica morale, documentazione e realizzazione grafica. Dopo una prima edizione negli anni Settanta in sei episodi in formato tascabile (tra l'altro svilita da un assurdo battage pubblicitario teso a pescare lettori tra gli abituali fruitori del fumetto erotico), il personaggio è approdato sulle pagine della "rivista di prestigio" e del volume da libreria - collocazione a lui assai più consona. Roberto Raviola ha continuato a disegnarlo, pur fra un lavoro e l'altro, praticamente fino al giorno della sua morte, dato che l'ultima, breve avventura, "Nel frattempo", sei tavole apparse su Comix, è datata marzo 1996, ed è postuma (l'artista morì nel febbraio di quell'anno). Per fortuna, la storia conclusiva (che nei progetti avrebbe dovuto essere interlocutoria) ci restituisce un Unknow sorridente e rimesso a nuovo, dopo per anni l'autore si era accanito sul suo problematico e tormentato personaggio, un ex mercenario ed ex legionario passato attraverso esperienze devastanti che lo rendono schiavo degli incubi ("meno dormo, meglio sto", dice nella prima avventura), segnandogli il corpo e lo spirito con le ferite più gravi. Calato nella realtà, spietato, anticonformista, politicamente impegnato e politicamente scorretto, senza lieto fine, il fumetto di Magnus rompe anche il tabù della raffigurazione del pene maschile in erezione nel fumetto italiano. Il volume della Rizzoli Lizard, un tomo enciclopedico sicuramente ben curato, ripropone i primi pocket in formato alanfordiano (1975-1976) rimontati su tre strisce dallo stesso Magnus per successive edizioni in volume (purtroppo, senza completamenti e aggiustamenti a colmare i vuoti), più quasi tutte le altre tavole disegnate in formato "europeo", però in bianco e nero (mentre alcune uscirono a colori). A corredo del libro, gli interessanti articoli di Graziano Frediani e Fabio Gadducci, più schizzi e appunti inediti magnusiani. Per quanto capisca e apprezzi la grandezza delle storie uscite su rivista, il mio cuore di vecchio lettore resta comunque attratto dagli episodi apparsi negli albi tascabili, e fra questi il mio preferito è quello meno "engagée", ma più drammatico, "I cinque gioiellieri", le cui tavole mi hanno a lungo tormentato i sogni (e ne ho citato alcuni spunti nella mia storia "La palude dei forzati"). Invece, anche rileggendo la riedizione Lizard, non sono riuscito ad apprezzare fino in fondo "L'uomo che uccise Ernesto 'Che' Guevara", dove lo Sconosciuto quasi non compare e dove le pagine intere occupate dalle lettere e dai diari del 'Che' sono francamente indigeste. Ma ci si rende conto, ovviamente, che si tratta comunque di un lavoro magistrale. Ho scritto che il volume, che dovrebbe essere una "edizione integrale", in realtà pubblica "quasi tutte" le tavole di Magnus. Mancano, infatti, due brevi storie: l'assenza è giustificata con il fatto che Lo Sconosciuto non vi figura, essendo solo la voce narrante. Tuttavia, per completezza, secondo me avrebbero dovuto esserci (anche perché non è facile rintracciarle): sono state pubblicate, in seguito, su un volume a parte. Pubblico qui sotto la mia schedatura dei racconti mancanti, tratta da una cronologia magnusiana che ho pubblicato sulla rivista "Il fumetto". Nel 1981 “Strisce e Musica”, un supplemento a fumetti allegato settimanalmente ai quotidiani “La Nazione” e “Il resto del Carlino”, pubblicò due avventure de “Lo Sconosciuto”: la prima avventura, “Una partita impegnativa”, venne pubblicata (una tavola per volta) sui numeri dal 16 al 27 di S&M, dal primo luglio al 16 settembre 1981; e fu poi successivamente ristampata (con un nuovo montaggio in 12 tavole di formato diverso) su “Orient Express” numero otto del Febbraio 1983 sotto il titolo “Lo Sconosciuto racconta”. La seconda avventura, “Il volo del Lac Leman”, venne pubblicata tutta insieme (quattro tavole di sei strisce) sul numero 38 di S&M del 16 dicembre 1981; e fu poi ristampata (con un nuovo montaggio di nove tavole) su “Orient Express” numero sei del dicembre 1982.



RITRATTI DI FAMIGLIA
a cura di Luca Salvadei e Luigi Casarotto 
collana "I libri di Amys" 
Edizioni Associazione Culturale Nipoti di Martin Mystère
2013, 200 copie numerate, brossurato, 140 pagine

Dopo "Castelli di Carta", volume dedicato al Buon Vecchio Zio Alfy a cui anch'io ho dato il mio contributo con un articolo e di cui vi ho già parlato, Luca "Jinx" Salvadei e Luigi Casarotto propongono un secondo volume che è una vera e propria enciclopedia dei personaggi notevoli della saga del Detective dell'Impossibile (da Orloff a Kut Humi, passando per Mara Marata e Aldous Morrigan). Ogni character ha il tributo di una scheda e, soprattutto, di una illustrazione inedita realizzata da un disegnatore diverso, scelti fra quelli che hanno collaborato con la serie (da Roi a Bruno Brindisi, solo per citare due nomi). Come se non bastasse, segue una accurata "Cronologia Mysteriana" che esamina anno per anno tutto ciò che è uscito, legato al BVZM, non solo nella serie regolare ma quanto a pubblicazioni extra di ogni tipo. Infine, c'è un dizionario degli autori. Il tutto, corredato da una copertina inedita di Giancarlo Alessandrini e una brillante (come al solito) introduzione di Alfredo Castelli. La grafica è professionale e accattivante. Che pretendere di più? Per avere maggiori informazioni si può visitare il sito postcardcult.com/martinmystere, o il blog fandommartinmystere.blogspot.it o scrivere a ass.cult.amys@gmail.com .



ACQUARELLI ROTONDI 
di Fabrizio Del Tessa
Petrart Edizioni
2002, 50 pagine, brossurato, a colori.

Più che averlo letto, questo libro l'ho ammirato, anche se poi c'è una interessante introduzione di Giovanni Bovecchi, intitolata "I Fantastici Mondi di Fabrizio del Tessa", e dunque oltre che da rifarsi gli occhi c'è anche da gustarsi qualche annotazione. Il pezzo di Bovecchi comincia così: "A Pietrasanta, città-laboratorio famosa nel mondo, vive uno dei disegnatori e acquarellisti più improbabili che la Toscana potesse concepire nel suo grembo già stracolmo di geni dell'arte". E questo serve almeno a dare l'idea: classe 1948, influenzato sicuramente da Mordillo ma in grado di avere una sua personale poetica e calligrafia, Del Tessa è un artista schivo ma che lascia il segno. La trentina di acquerelli a colori radunati in questo catalogo bilingue (tradotto anche in inglese) lo dimostrano: personaggi improbabili come lo Spostatore di Nuvole convivono con l'interpretazione "rotonda" di una figura storica come Castruccio Castracani, fondamentale per Pietrasanta, città sempre al centro dell'opera dell'illustratore. Disegni fantastici o riletture della Storia si alternano con uguale e sognante efficacia. Non vi sarà facile procurarvi questo libro, ma dovunque vi capiti di trovare qualcosa di Del Tessa, fermatevi a guardare: vi divertirete sempre.



BESTIACCE
Le incredibili avventure di Sam Cola e del professor Pico Pane
UNIVERZOO
Le avventure spaziali di Sam Colam e del professor Pico Pane
di Pino Pace e Giorgio Sommacal
Edizioni Giralangolo - EDT
brossurati, a colori, 48 pagine ciascuno, 2010-2011

Si tratta di due straordinari libri illustrati per ragazzi, la cui parte iconografica si deve all'estro di un fumettista di grande talento umoristico prestato all'illustrazione, quel Sommacal con cui ho avuto la fortuna di realizzare decine di storie di Cattivik in un rimpianto passato (lo vedete qui sopra nella foto, accanto a me). L'idea alla base dei due libri (ottimamente stampati su carta di alta grammatura) è fornire ai giovani lettori (ma ovviamente non ci sono limiti di età) i taccuini di viaggio e la documentazione schizzata delle esplorazioni di due scienziati, derisi dall'establishment accademico, partiti alla ricerca di animali esotici ("che nessuno ha ai visto prima") nel primo caso, e di razze aliene nel secondo. Così, a corredo di buffe descrizioni delle abitudini di vita delle varie specie (tutte assolutamente immaginarie), ci sono gli esilaranti disegni di balostriche (ostriche grandi come balene), elefalchi (elefanti con le ali al posto delle orecchie), vermiscopi (alieni filiformi del pianeta Pruss) e via dicendo. Una delizia per gli occhi, per la mente e per lo spirito.



"L'ASSO DI PICCHE" DALL'ARGENTINA
di Alberto Ongaro e Hugo Pratt
a cura di Gianni Brunoro e Paolo Gallinari
Edizioni ANAFI
2013, brossurato, 220 pagine 

L'unica nota dolente riguardo questo libro è che è riservato ai soci dell'Associazione Nazionale Amici del Fumetto e dell'Illustrazione e che, dunque, per averlo bisogna iscriversi. Anche se poi, il prossimo anno, come consuetudine, le eventuali rimanenze saranno disponibili per tutti. Ciò detto, si tratta di un volume brossurato di grande formato (21x30 cm) stampato su carta patinata, in bianco e nero con copertina a colori opera di Stefano Babini, un illustratore e fumettista noto per essere stato allievo di Pratt. All'interno, una parte disegnata e una parte saggistica. La parte disegnata ripropone quattro storie di Asso di Picche, uno dei primissimi eroi del fumetto italiano del Dopoguerra (1945), confezionato a Venezia da un gruppo di giovanissimi autori praticamente autodidatti (Pratt, Ongaro, Faustinelli, Pavone) facenti parte però della produzione realizzata per venire pubblicata in Argentina. Dunque storie mai viste nel nostro Paese, ed anche estremamente difficili da reperire visto che gli originali sono andati perduti e le riviste su cui vennero stampate tra il 1948 e il 1950, peraltro su pessima carta, sono da anni considerate introvabili. Invece, per fortuna, la passione di un collezionista, Roberto Reali, è riuscita a compiere il miracolo e quattro delle cinque storie argentine sono state recuperate, restaurate, tradotte e messe a disposizione per la stampa appunto partendo dalle pubblicazioni. Asso di Picche è un giustiziere che vive a San Francisco. Sotto la sua calzamaglia da super-eroe si nasconde il mitre giornalista Gary Peters, che quando si "trasforma" finisce per assomigliare, nei metodi, a quel Batman di cui è un epigono. Chiaramente, lo stile grafico e letterario di questi racconti è figlio del suo tempo, ma rispetto ai fumetti italiani di quegli anni sia il tratto prattiano che la sceneggiatura di Ongaro hanno una marcia in più. I saggi di Gianni Brunoro, Paolo Gallinari, Claudio dell'Orso, Guillermo E. Parker, e l'intervista di Salvatore Oliva a Ivo Pavone permettono di ripercorrere tutta la storia della nascita di Asso di Picche, delle sue difficoltà in Italia, del suo successo in Argentina fino al trasferimento a Buenos Aires del gruppo di autori (Pratt ci sarebbe restato dieci anni). Molto interessante anche il saggio di Brunoro su Alberto Ongaro scrittore e romanziere (non si dimentichi che Ongaro, con lo pseudonimo di Nogara, è stato anche autore di numerosi Nick Raider).



IL GRANDE BLEK, IL PALADINO DELLA LIBERTA'
Volume 6
a cura di Stefano Mercuri
Editoriale Mercury
cartonato 220 pagine

E' un volumone cartonato tutto a colori dedicato all'esame dettagliato di tutto ciò che riguarda il trapper della EsseGEsse, impegnato nella lotta contro gli inglesi ai tempi della Guerra di Indipendenza americana. Alla fine del percorso (destinato a proseguire con altri volumi), l'opera darà vita a una vera e propria enciclopedia. In questo sesto tomo si prosegue l'esame di tutte le avventure di Blek (episodi 78-104) e vengono riprodotte tutte le copertine delle edizioni francesi e quelle italiane della "If". Inoltre, troviamo degli omaggi al personaggio da parte di altri disegnatori, tra cui quello di Alessandro Chiarolla che lo raffigura accanto a Zagor e Cico. Il libro è uscito, purtroppo, in tiratura limitata di soli 500 esemplari, per cui chi lo desidera dovrà cercare di procurarselo prima che si esaurisca. Per saperne di più:www.editorialemercury.it .