lunedì 2 gennaio 2017

LA RESA DEI CONTI



Naturalmente, buon anno a tutti! Del mio 2016, professionalmente parlando, non mi lamento: tra le tante cose belle, ho pubblicato un libro di racconti, "Dall'altra parte" (Cut Up), che da anni sognavo, senza crederci, di poter dare alle stampe e i risultati sono stati ottimi. Ho anche messo in bacheca due prestigiosi riconoscimenti, il Romics d'Oro e il Premio "U Giancu". Mi auguro che anche per voi il bilancio possa essere in attivo, in ogni caso la speranza è quella in un 2017 migliore.

Questo blog entra nel suo ottavo anno di attività (è stato inaugurato nella primavera del 2010) e da allora ho pubblicato 553 illustratissimi articoli (più o meno ottanta l'anno), uno e mezzo ogni settimana, ferie comprese. Al conto vanno aggiunti però i 165 articoli scritti in due anni (a partire da metà 2015) del mio secondo blog, Utili Sputi di Riflessione, dedicato esclusivamente ai libri. Poiché qui su "Freddo cane" ho pubblicato 43 post nell'anno che è appena trascorso, a 104 sono stati quelli sugli "Sputi", il totale è 147 articoli in un anno solare, cioè tre (quasi) a settimana. Un'attività che, se qualcuno me la pagasse, potrebbe consentirmi di portare a cena fuori qualche fanciulla un po' più spesso. Invece, non solo non è pagata ma anzi, ruba tempo al lavoro che mi dà di che campare, cioè la sceneggiatura dei fumetti. Altrettanto tempo lo rubano altri due spazi in Rete a cui mi dedico: la pagina Facebook (pagina, si basi bene, non profilo) e il mio account Twitter. Se è vero che in anni passati il blog era aggiornato ancora più spesso, è altrettanto vero che oggi tengo banco su più fronti e dunque non mollo, raddoppio.

Faccio tutti questi ragionamenti perché l'inizio del nuovo anno è per tradizione tempo di bilanci e di rese dei conti. Cominciamo con i primi. Su "Dime Web" (un blog che dovreste bazzicare più ancora di "Freddo cane") Saverio Ceri ha pubblicato le sue imperdibili statistiche bonelliane di fine anno. Fra le tante tabelle, vi segnalo quella delle tavole pubblicate nel 2016 relativamente al lavoro degli sceneggiatori. La vedete qui sotto.




Nella top ten, occupo il sesto posto con 1006 tavole e sono comunque nel ristretto novero di coloro che hanno superato quota mille. Sopra di me ho Bepi Vigna da cui mi separano solo 27 tavole: con un piccolo sforzo avrei potuto superarlo! Invece Pasquale Ruju, settimo, è decisamente distaccato. Scherzo, naturalmente: non c'è nessuna gara. Mi dà soddisfazione piuttosto un altro dato: sono in classifica con ben tre personaggi: Zagor, naturalmente, ma anche Dampyr e Tex. 

E a proposito di personaggi, ecco qui sotto la top ten delle serie: Zagor è sul podio in terza posizione per quantità di tavole pubblicate (2270), dopo Dylan Dog (2628) e Tex (2320). Belle o brutte che vi siano sembrate, le 2270 pagine dello Spirito con la Scure uscite in edicola nel 2016 sono il frutto del lavoro faticoso di uno staff di autori appassionati di cui io sono (per presentazione) il caposquadra. Grazie a tutti i miei amici disegnatori e sceneggiatori (ma anche redattori, letturisti, coloristi, tipografi, magazzinieri, distributori ed edicolanti) per il risultato raggiunto.








Ma tornando al numero di pagine pubblicate dal sottoscritto, la classifica generale stilata da Saverio Ceri per gli anni Dieci bonelliani, cominciati con il 2010 (2010-1016), vede Boselli primo con 13.086, io secondo con 6786, terzo Vietti con 6740. Cioè, sono il secondo sceneggiatore bonelliano pubblicato negli ultimi sette anni: sono sorpreso e orgoglioso al tempo stesso.



E dopo le cifre, veniamo ai contenuti. Le 1006 pagine uscite a mia firma sono da dimenticare, indicano l'ormai l'inarrestabile decadenza del sottoscritto, segnalano l'inizio della fine e della senescenza o c'è qualcosa che si può salvare? Dal mio punto di osservazione, poche altre storie scritte nella mia vita mi hanno dato soddisfazioni quanto "La porta dell'inferno", lo Speciale Dampyr uscito in ottobre, e realizzato con Fabrizio Longo. I commenti, le recensioni, le testimonianze parlano di un pressoché unanime apprezzamento. Sono state fatte varie presentazioni, affollate di pubblico; ci sono stati insegnanti che hanno utilizzato il fumetto per insegnare Dante nelle loro classi (dato nella storia che si parla dell'Inferno dantesco). Un altro risultato che io considero un goal in serie A è l'uscita della mia seconda storia breve di Tex, a colori e con i disegni di Michele Rubini: la buona riuscita delle prime due mi ha concesso la possibilità di scrivere la terza (già realizzata da Raffaele Della Monica). Ma in campo zagoriano considero tre successi le avventure intitolate "Il mostro di Philadelphia", "Non umani" e soprattutto il Maxi "Gli uccisori di indiani". Soprattutto quest'ultimo ha ottenuto riscontri lusinghieri. Ma anche il personaggio di Change, in "Non umani" è stato apprezzato (almeno da chi ne ha intuito le potenzialità. Che dire inoltre del mio lavoro per l'album di figurine della Panini, con una storia inedita pubblicata anche là sopra (e che non figura nel conto di Ceri)? Che dire della ministoria sul catalogo di Rapalloonia, con Zagor e Cico in trasferta in Liguria dove incontrano Carlo Chendi e la strega Nocciola? Insomma, mi sembra di aver sfornato il mio solito cesto di idee anche nel 2016, con buona pace dei detrattori.

Uno di questi, contestando lo Zenith 666 disegnato da Luigi Piccato e Renato Riccio (che non ho scritto io, beninteso, e che era da ogni punto di vista e secondo ogni logica da considerarsi un "extra" realizzato come omaggio a Tiziano Sclavi e a Dylan Dog, come tanti ne sono stati fatti con mostre e manifestazioni in tutta Italia) ha scritto che avrei dovuto impedire questa celebrazione, e se non l'ho fatto è perché ho perso il contatto con i lettori. Ora, se c'è un curatore di testata che si confronta ogni giorno con i lettori, quello sono proprio io. Ho appena fatto l'elenco dei miei spazi in Rete: il blog, Facebook, Twitter. Potrei continuare elencando le interviste on line, sui giornali, in TV o per radio. Però sono gli incontri con il pubblico in giro per giro per lo Stivale e anche all'estero che fanno davvero la differenza e chi mi segue sa che ne ho fatti tantissimi. Sono andato dappertutto, dal Piemonte alla Sicilia. E dappertutto ho trovato platee affollate e tanta simpatia, amicizia e cordialità. Ho ascoltato le critiche, ho fornito le mie spiegazioni. Nonostante questo, per taluni avrei perso il contatto con gli zagoriani. Vabbè.

A proposito di detrattori, per darvi l'idea del livello di quelli che lo sono a tempo pieno e (si direbbe) per professione, vi faccio leggere due commenti pubblicati sul mio profilo Facebook e le mie risposte. Il primo commento fa riferimento alla foto pubblicata in apertura: quella con i disegni dei bambini eseguiti in una scuola materna dove sono stato invitato a parlare di fumetti (faccio spesso degli incontri nelle scuole). Si potrebbe pensare che tutti siano contenti che un autore vada a parlare con gli alunni dentro le aule scolastiche.
Invece, ecco che cosa scrive un tale: "Perché, nonostante vi rivolgiate a bambini moderni gli proponete i vecchi obsoleti e superati classici e non i nuovi albi con disegni e storie al passo coi tempi?". Ora, se si usa il termine "classico" non si può definirlo "superato" o "obsoleto" senza cadere nel ridicolo. Soltanto chi non conosce Little Nemo (fumetto dei primi anni del Novecento) potrebbe dire che non sia ancora attualissimo nei testi e nei disegni. Io sono stato invitato a parlare del mio lavoro. Gli autori di fumetti "a passo con i tempi" (anche se qualcuno dovrebbe spiegarmi perché Zagor non lo sia) vadano a fare le loro lezioni e parlino di ciò che vogliono. Inoltre trovo davvero sconfortante l'idea che ai bambini non si possa parlare della storia del fumetto come se i fumetti "a passo con i tempi" non siano strati preceduti da mille altri che hanno insegnato tutto agli autori moderni. Per concludere, di fronte a una carrellata delle copertine di Gallieno Ferri, ognuna delle quali racconta una storia meravigliosa, i bambini restano sempre a bocca aperta. Non li ho forzati io a fare i disegni: li hanno fatti da soli quando me ne sono andato. La differenza fra me e lei è che per me il fumetto bello è bello per sempre, lei forse crede che abbia una data di scadenza.

Ma l'Oscar della lucidità e della simpatia se lo aggiudica l'autore del commento che segue: "Zagor è quello di Nolitta, tutti gli altri sono fake. Troppo comodo dire ci sono tanti Zagor, e poi ognuno fa quello che gli pare, comprese incomprensibili telecronache e spiegoni a gogo. Zagor è QUELLO, rispettatelo!"
Guido Nolitta (ovvero Sergio Bonelli, una persona a cui devo tutto e a cui personalmente ho dedicato persino una ponderosa biografia che non pretendo che i detrattori abbiano letto - ci mancherebbe) ha seguito e controllato il lavoro di chi lui ha scelto per scrivere al posto suo fino all'ultimo giorno della sua vita, consapevole del fatto che è stato lui stesso a decidere di non sceneggiare più Zagor (nessuno lo ha soppiantato) e che ogni autore ha comunque una sua personalità e una sua personale calligrafia: del resto il Tex nolittiano era ben diverso da quello di Giovanni Luigi Bonelli.  Fake anche quello? Se Zagor avesse dovuto essere scritto soltanto da Sergio sarebbe stato chiuso nel 1980. Sono passati oltre trentacinque anni, Zagor ha migliaia di lettori più giovani cresciuti anche con sceneggiature diverse da quelle nolittiane ma in ogni caso il personaggio è di sicuro molto più simile a quello delle origini di quanto non sia, solo per fare un esempio, l'Uomo Ragno. E dunque tutti gli eroi dei fumetti non proseguiti dal loro creatore sarebbero fake? Fake anche Topolino? Fake Diabolik? Fake Dylan Dog? Sul rispetto verso Nolitta, poi, non prendo lezioni da nessuno. Circa gli spiegoni sarebbe interessante confrontare certi esempi nolittiani (certe didascalie, per esempio) con quello che viene fatto adesso: ma perché discutere con chi è accecato dai pregiudizi? I lettori uno non se li può scegliere, si viene scelti. Io faccio del mio meglio, scrivendo come so. Un abbraccio.